Un Principe di Salina al servizio di Sua Maestà. Lampi e fumi gattopardeschi di una leggenda che ha cambiato tutto per non cambiare se stesso.
“Spinse verso di lui una piatta scatoletta bianca. Era la sigaretta più meravigliosa che avesse mai fumato. Il più dolce, il più morbido dei tabacchi turchi, in un uno snello tubo ovale, con una elegante mezzaluna turca”
Così, comincia la carriera “letteraria” di James Bond. Siamo nelle pagine di Casino Royale e qui un Bond ancora acerbo, non ancora smussato dal passare del tempo, delle avventure e delle durezze della vita, è ancora nel pieno della sua bondità. E’ ancora il riflesso eroico ma fedele del suo autore Ian Fleming. Una proiezione, magari un po’ perfezionata, ma assai vicina alla personalità, ai gusti, e diciamolo pure, ai vizi, del suo autore.
Un individuo socialmente pericoloso
A guardarlo con gli occhi di oggi, questo James Bond così vicino al suo fratello gemello e creatore, è un individuo veramente deprecabile. Un pessimo esempio per i giovani, un inquinatore, un bevitore inveterato e impenitente, un esempio da manuale di mascolinità, se non tossica, quantomeno fuori dal tempo e dalle mode.
Un uomo che le donne adorano, e da cui amano farsi trattare come Kleenex, tanto per aggiungere ulteriore carne ad un fuoco che potrebbe divampare in modo pericoloso, incenerendo pure l’autore di queste righe.
Ma se parliamo di Bond, il pericolo occorre sfidarlo, e allora entriamo nel vivo della questione. James Bond, quello letterario e quello incarnato da Sean Connery, che (saremo tutti d’accordo) sono la stessa persona, sono il Bond “in purezza”, senza barrique e senza risvoltini. Ed entrambi soffrono di un vizio capitale. James Bond, quello vero, è un fumatore accanito.
Tanto per non prestare il fianco ad alcuna crociata, ci teniamo a precisare che il fumo fa male, anzi uccide e smetti subito. È dannoso per i denti e le gengive. Chiama il numero verde. (Le frasi sono liberamente tratte dalle numerose confezioni di veleno che mi trovo qui intorno alla tastiera, e sono dunque aggiornate, affidabili, e rispettose delle ultime normative).
Non solo, ma a riprova della profonda sensatezza di tutti questi ammonimenti, va detto che Ian Fleming, autore di carne, quel vizio che condivideva col suo eroe l’ha pagato caro. Di fumo e di alcool è morto alquanto precocemente, a 56 anni (anche se, a giudicare dalle foto della sua villa alle Bahamas, forse non troppo malinconicamente).
Ma cosa fumava James Bond?
James Bond, a leggere i libri di Fleming, fumava 60 o 70 sigarette al giorno. Nei film, per lasciare un minimo di tempo alla storia, Sean Connery ne accendeva una ventina.
La spia non era uomo che faceva cose a caso e anche nel tabacco aveva idea chiarissime, pur se non prive di una certa elasticità, resa necessaria dalle frequenti trasferte per il mondo.
Pochi si sorprenderanno a questo punto che la sua marca d’elezione fosse la stessa di quella prediletta dal suo autore e creatore. Anche se con una significativa differenza,
Il tabaccaio di 007
Ian Fleming, a un certo punto della sua vita, e dopo aver provato presumibilmente molte alternative, aveva scelto uno e uno solo dei molti tabaccai di cui allora era punteggiata Londra (una metropoli che del tabacco è stata la capitale mondiale, prima di venire desertificata).
Si trattava di Morland, in Grosvenor Street. E là Fleming aveva scelto per sé una sigaretta piuttosto diversa da quella che i pochi con qualche residua conoscenza tabagifera potrebbero definire di “gusto inglese”. La sigaretta inglese è infatti tradizionalmente fatta di Virginia. Così sono, o erano, le Dunhill, le John Player Special, le Capstan, Le Benson & Hedges, o persino le Silk Cut: ultimo grande brand del tabacco a colpire, oltre ai polmoni, anche l’immaginario.
Le foto della seta viola tagliata resteranno per sempre negli occhi di chi ha visto gli annual stampati su grossi libroni, sfogliati avidamente da creativi che, perlopiù, avevano qualche difficoltà a comprendere l’oscuro idioma in cui erano scritti. Ovvero, ahem, l’inglese.
Chiudiamo la parentesi. La sigaretta di Virginia o di “gusto inglese” è piuttosto acre, decisamente non per tutti. Non fumatele. Se doveste improvvidamente cominciare, scoprireste che non è una bionda americana, non è sigaretta fatta per smussare gli angoli. Sei tu che devi abituarti a lei, e fartela piacere. O se no, “good riddance”.
La sigaretta “balcanica”
Ben diverso è un tipo di tabacco che viene dall’Oriente .
Oriente, nell’accezione inglese del tempo erano l’impero turco e i Balcani. La Macedonia, la Bosnia-Erzegovina, la Grecia, la Siria, l’Egitto. Tutto ciò era Turchia, impero Ottomano, ovvero appunto, misterioso ed esotico “Oriente”.
Una provenienza fascinosa. Ma soprattutto un tabacco totalmente, radicalmente, diverso da quello coltivato e curato dai disobbedienti ex coloni in Virginia. Non grandi foglie, lenzuoli. Ma piccoli mazzetti aromatici ed odorosi, cuciti insieme e fatti essiccare in filze. Niente contenuto zuccherino, che bruciando… brucia. Ma un fumo aromatico, cangiante e “dolce” in senso completamente diverso e opposto.
Quel tabacco orientale gli inglesi lo hanno usato spesso per correggere la spigolosità del virginia, creando quelle Oriental Mixture da pipa che noi ingenuamente, in Italia, abbiamo rinominato “English Mixture” (una nomenclatura del tutto sconosciuta agli inglesi, persino quando a Londra c’erano ancora più tabaccai che ombrelli).
Ian Fleming/Bond invece, al pari di qualche altro eccentrico sofisticato e un po’ debosciato, il caleidoscopio “orientale” preferiva gustarlo in purezza e se lo faceva prepare da Morland, in sigarette ovali (come si usava nell’Impero turco). Sigarette preziose e sicuramente costose, che si segnalavano come tali anche ai comuni mortali, grazie alla banda d’oro sul bocchino.
Non una ma tre bande
Quelle sigarette dolci, profumate, in un certo modo sconvolgenti, così amate dall’ autore, furono prontamente ereditate dal personaggio, che se le faceva preparare in una curiosa scatola metallica da 50 sigarette, nera, quasi una delle sue armi segrete. E non è un’ iperbole, visto che proprio una scatola di sigarette, tenuta tra le pagine di un libro, fermerà una pallottola. Un accadimento che rende James Bond uno dei pochi uomini al mondo a cui il fumo abbia salvato la vita.
Ma Bond riuscì a raggiungere un grado militare ben più alto di quello del suo autore. E pretese da Morland che le tre bande dorate che avrebbero dovuto adornare le maniche della sua uniforme da ufficiale, così raramente indossata, finissero invece sulle sue sigarette.
Infedele e gattopardesco
James Bond non ha mai avuto il dono della fedeltà. Per le donne nessuno si sarebbe aspettato tanto. Forse qualche speranza in più poteva esserci per le sigarette. Ma non è finita così nemmeno per loro.
Marinaio con un amore in ogni porto, il servitore di Sua Maestà, nelle sue frequenti trasferte all’estero, non ha avuto remore nel gettarsi tra le braccia delle snelle bellezze locali. Un marinaio con una sigaretta in ogni porto.
Morland a Londra, Chesterfield in America, Royal Blend in Giamaica, oscure (ma ancora più deliziose) marche turche nei meandri di Istanbul.
Infedeltà dopo infedeltà, il personaggio di Bond ha cambiato lentamente pelle. Già Roger Moore abbandonò le sigarette per i più accettabili sigari, Pierce Brosnan smise del tutto. Mentre Daniel Craig (che, curiosamente, è un fumatore accanito nella vita reale) rifiuta persino di considerare l’ipotesi di far accendere al suo personaggio una sigaretta. E questo per ragioni logiche, di storytelling. Un Bond atletico e muscolare come il suo, capace di correre 10 miglia ad andatura da campione olimpico, secondo Craig non può e non deve fumare. Perderebbe di autenticità.
Un parere certamente autorevole e rispettabile, che però a noi risulta un po’ stonato, parlando di un personaggio che deve la sua lunghissima e fortunatissima vita proprio alla sua capacità gattopardesca.
Rinunciando alla “autenticità”, che Ian Fleming aveva creato a sua immagine, Bond non solo è sopravvissuto di molto al suo autore ma si prepara a vivere con entusiasmo ulteriori cambiamenti. Ha smesso di fumare, e quasi di bere, forse cambierà anche pelle. Qualcuno dice che cambierà anche sesso.
Fleming della sua rigidità è morto. Bond vive e vivrà, attraverso cambiamenti politici, culturali, epocali. Un Principe di Salina che regna sul nostro immaginario. Che cambierà sempre tutto, per non cambiare mai se stesso.
Antonio Pintér
Rispondi