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Carosello birra

Carosello: la bionda spumeggiante che ha sdoganato la birra

Carosello è stato una potenza. Nulla, prima di lui ha inciso così tanto nel costume popolare.

Di Carosello inteso come fenomeno di costume, di come è nato, le regole alle quali doveva sottostare abbiamo parlato ampiamente qui su Boomerissimo. È stato un campo di battaglia per la creatività italiana.

Carosello birra
Il carosello che ha sdoganato la birra – Boomerissimo.it

I pubblicitari moderni non lo hanno molto amato, rifletteva un modo di essere provinciale, solo italiano e per questo non esportabile, non adatto a campagne di respiro internazionale.

Nel 1977 la sua corsa ventennale finì. Era diventato troppo costoso e in molti casi la storia che veniva rappresentata e il personaggio (vedi Calimero, Susanna, Carmencita) diventavano più noti del prodotto. Risultato poco apprezzabile per chi i soldi ce li metteva.

Ma quelli che hanno fatto in tempo a vederlo, lo ricorderanno sempre col sorriso.

Non solo animazioni

A noi che allora eravamo bambini piacevano i carosello con le animazioni, i cartoni animati o i pupazzi parlanti. Un po’ erano pensati proprio per noi, che lo guardavamo prima di andare a letto.

Calimero
Uno dei beniamini di Carosello, Calimero (screenshot YouTube) Boomerissimo.it

Non mancavano quelli di respiro teatrale, per così dire, in cui veniva recitata una piccola scenetta con tanto di personaggi di rilievo e destinata a coloro i quali potevano continuare la visione della TV oltre carosello.

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Infine, c’erano quelli “osé”. Cioè, oggi farebbero sorridere, ma il loro impiegare giovani ed avvenenti fanciulle, rese più sensuali dallo sguardo ammiccante erano già oltre quello che normalmente la casalinga era disposta a vedere.

È evidente che qui, il target era un altro.

La birra

Oggi ci sono in commercio, parliamo dell’Italia, innumerevoli varietà della spumeggiante bevanda e numerosi sono coloro che la apprezzano. Nascono birrifici, si organizzano degustazioni, insomma la birra ha conquistato un ruolo come nobile bevanda.

Avulsa dalla nostra tradizione, ha impiegato buon tempo prima di ritagliarsi un posto nella gola degli italiani. Ed è proprio negli anni Sessanta che il suo consumo è cominciato a crescere, complice un carosello ed un personaggio tra i più amati.

Chiamami Peroni, sarò la tua birra

Probabilmente questo slogan oggi non solo non verrebbe mai trasmesso, ma neanche pensato e/o messo nero su bianco. Nessuna donna vorrebbe che la sua identità possa risiedere in una cosa inanimata, per di più quel “tua” indica un certo servilismo che cozza non solo contro il politicamente corretto, ma anche con movimenti molto più agguerriti come il #metoo. Ma noi, come al solito, ci limitiamo a raccontare.

I caroselli della bionda furono commissionati per reclamizzare la Peroni e la Nastro Azzurro all’agenzia di Armando Testa (onnipresente) ed andarono in onda dal 1968 al 1976.

Nel tempo ci sono state molte varianti al tema principale che vedeva due esploratori come protagonisti. Vaganti nel deserto, assetati e preda di miraggi, ad un certo momento visualizzano questa donna bionda e affascinante. Alla fine, la donna si materializzerà e le verrà chiesto il suo nome a cui lei risponderà: “Chiamami Peroni, sarò la tua birra”, porgendo un bicchiere della fresca bevanda ristoratrice.

Gli esploratori sono stati interpretati in diversi momenti da  Francesco Mulé e Ignazio Leone, Enzo Cerusico e Claudio Lippi.

La più famosa bionda dello spot è stata l’attrice tedesca Solvi Stübing. Nata a Berlino, si trasferì prima a Londra e poi in Italia dove si laureò al corso per interpreti e traduttori.

Solvi Stubing
Solvi in una immagine più recente (screenshot YouTube) Boomerissimo.it

Fu attrice, doppiatrice ed ebbe anche un breve passaggio in politica. Ci ha lasciato nel 2017.

Dopo di lei altre bionde vennero chiamate ad interpretare il suo ruolo, tra cui, in tempi più recenti Milly Carlucci e Filippa Lagerback, ma la prima birra non si scorda mai.  

Antonietta Terraglia (® boomerissimo.it)

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