Anche i lettori più improbabili possono trovare gioia con i libri. Michael Caine racconta in un video l’incontro improbabile tra John Wayne e un capolavoro di Shakespeare.
John Wayne, la torreggiante figura che ha segnato la storia del cinema è stato molte cose. Ma pochi l’hanno sospettato di essere un fine intellettuale.
Il suo modo di risolvere i problemi, più che l’uso della speculazione astratta, prevedeva grosse dose di piombo e di pugni. Una formula che l’ha reso un’icona del cinema, e che dunque deve avere una sua efficacia.
Eppure non è del tutto vero che John Wayne e i libri vivessero in due universi distanti anni luce. John Wayne è stato anche un lettore vorace e un vivace critico letterario. Forse non un grande critico, ma di certo molto convinto delle sue idee.
John Wayne scrittore (o quasi)
E poi qualcosa John Wayne l’ha anche scritto. Il suo titolo più noto è un’autobiografia di successo: America, Why I Love Her. È solo un libretto per bambini, senza grandi pretese letterarie. Il libro musicale, in forma di disco, si basa su una omonima poesia di John Mitchum (che poi sarebbe il fratello di Robert Mitchum) e il suo messaggio è semplice e sincero. Una cosa a cui John Wayne teneva molto: spiegare ai bambini perché l’America è un posto così meraviglioso.
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Sorprendentemente, la carriera di autore di John Wayne non finisce qui. Nei suoi ultimi anni, i seguaci del brusco cowboy si cimentarono in una seconda, forse più rischiosa, opera intitolata: Dukes Solutions to Life’s Challenges. Qui il Duca diventa autore involontario.
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Il terreno si fa spinoso, perché l’obiettivo dell’opera è utilizzare il “codice John Wayne”, tratto dai suoi film, per affrontare avversità, controversie e sfide che la vita lancia continuamente e senza preavviso. Non ci è stato per ora possibile mettere le mani in una copia, e dunque non sappiamo se una Colt e un cavallo siano offerti a corredo.
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In ogni caso la lettura è temibile. Non affrontate lettori troppo entusiasti in caso di divergenze, su qualsiasi cosa.
John Wayne lettore e critico: sistemato William Shakespeare
Per quanti limiti John Wayne possa avere avuto come autore, non ne aveva uno diffusissimo nei tempi moderni: scrivere più libri di quanti se ne leggano (lo dicono le statistiche ufficiali).
John Wayne amava leggere, il suo libro preferito era Il Vecchio e il Mare, che citava frequentemente nelle sue interviste e il cui protagonista Santiago ha dato il nome a una delle sue barche (non questa però). Era un lettore ingenuo, forse, ma sicuramente appassionato. E le sue forti opinioni abbracciavano anche il campo letterario.
Michael Caine ci ha raccontato una di quelle occasioni in cui l’inimitabile “codice Wayne” fu applicato ad un gigante della letteratura, che aveva il torto di averlo contrariato. Guardate il video, perché il racconto di Michael Caine è una di quelle cose che non si possono perdere.
Noi ve lo raccontiamo, a beneficio di chi rischia di rimanere spiazzato dal caleidoscopio di accenti inglesi, tra il cockney di Caine e lo strascicato linguaggio da cowboy di Wayne.
Caine racconta come a una cena di beneficenza, nella quale gli invitati pagavano ben 50.000 dollari per essere presenti, Caine, Wayne e probabilmente altri, avessero il compito di intrattenere gli invitati profumatamente paganti leggendo un pezzo di letteratura, che veniva passato dal pubblico.
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A Wayne toccò un pezzo di cui non conosceva l’autore, che lo irritò quasi immediatamente: “Essere o non essere, questo è il problema. Se sia più nobile sopportare… “. A quel punto Wayne concluse la lettura e gettò lì la chiosa che resterà immortale.
Caso risolto. Shakespeare abbattuto, alla maniera del Duke. Un uomo che, alla sua maniera, poteva amare anche i libri. Bastava che l’autore, chiunque fosse, non gli pestasse i calli.
In questo malaugurato caso potevi pure essere il Bardo. Ma c’era una Colt nella fondina, pronta anche per te.
Antonio Pintér – Copyright Boomerissimo.it
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