Un presidente è un presidente. Sarà pur sempre l’uomo più potente del mondo ma non sarà mai Queen Elizabeth II. Non gli conviene sfidarla, né mettere alla prova il suo humour. Cronaca di una visita finita a frecciate.
Era il 2007 quando alla regina d’Inghilterra venne voglia di visitare la sua ex colonia, quel manipolo di ribelli di cui si parlava molto in un momento della storia particolarmente difficile e turbolento (come lo sono, in fondo, tutti).

Si dava il caso che uno dei primi insediamenti britannici in territorio americano, quello di Jamestown, in Virginia, stesse per compiere 400 anni. Benché nel frattempo diverse indesiderate turbolenze avessero finito per distaccare il pittoresco insediamento dalla madrepatria, l’occasione era propizia per una visita di cortesia, che avrebbe rinsaldato i legami con quegli ex coloni intemperanti, e nel frattempo divenuti anche troppo potenti e danarosi. Detto, fatto, un container di valigie fu subito pronto. Il regale consorte Filippo si studiò le mappe, ripassò i Bignami al fine di evitare la sua consueta catena di gaffes, e la visita fu pronta a cominciare.
Una visita problematica
Appena discesi sul territorio americano, i sovrani fecero la conoscenza con un personaggio alquanto curioso, l’allora presidente G.W Bush, figlio di un altro Bush, che era stato presidente poco prima. Che anche i ribelli, notoriamente duri di comprendonio, stessero per assimilare gli indubbi vantaggi del sistema dinastico?

Quel ragazzo non era un gran cima, le avevano riferito i suoi assistenti, ministri e studiosi di quel che succede al di là della manica, in quelle curiose che non sono ancora o non sono più parte dell’Impero. E in effetti la visita cominciò subito piuttosto male. Quell’impacciato giovanotto, giunto a salutarla, aveva tenuto un discorso di benvenuto che più disastroso non si poteva. Nemmeno suo marito Filippo, al meglio della forma, sarebbe riuscito a inanellare gaffe di questa gravità, Lui di solito offendeva sudditi, popoli, attori e usanze dei paesi che visitava. Non era mai arrivato a pestare i piedi a una regina.
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Nel suo maldestro benvenuto, il giovane presidente si era riferito alla già allora anziana regina come se avesse oltre 200 anni. L’ aveva ringraziata di conoscere così bene gli Stati Uniti, di evere incontrato dieci presidenti, e di essere stata così di aiuto nell’organizzazioni dei festeggiamentio del 1776, ahem 1976: il bicentenario della fondazione degli Stati Uniti.
“Mi ha guardato in un modo… come una madre può guardare un bambino”
G.W. Bush, 43° presidente degli Stati Uniti d’ America
Fu un incidente chiacchieratissimo, che occupò giornali e notiziari, avvolgendo la regale visita in un velo d’imbarazzo.

Ciò che non impedì alla Regina e al suo consorte di visitare i vecchi insediamenti, così trasformati e soprattutto di assistere a qualcosa che per Elisabetta era sicuramente irresistibile: il Kentucky Derby, la più importante corsa di cavalli sul suolo americano. Un evento grandioso e affollato dai purosangue più promettenti del mondo. Non era Epsom, ma ci si poteva accontentare, momentaneamente.
Vendetta regale
Prima di rientrare in Gran Bretagna restavano due cose da fare: offrire agli ex coloni la rituale cena di saluto, e dare una sistemata al giovanotto che seppur involontariamente le aveva dato della vegliarda.
Aprendo la cena di gala stavolta sarebbe stata Elisabetta II a parlare. E quello che disse resta ancora negli archivi video di questo mondo iperconnesso, e da allora continua a circolare, per il divertimento dei fan di Elisabetta II. La Regina si avvicinò al microfono e disse:
“Signor Presidente, mi chiedevo se dovessi cominciare questo brindisi dicendo “Quando ero qui nel 1776…” Ma non penso che lo farò.”
Elisabetta II
Il ghigno diabolico e regale della sovrana completò la scena, per la gioia dei presenti e la costernazione di G.W. (benché, data la sua notoriamente non velocissima capacità di analisi, non è certo che il Presidente sia riuscito a comprendere la malvagità della battuta, prima di farsela spiegare dai suoi assistenti, qualche ora dopo).
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Da allora questa battuta ha fatto diverse volte il giro del web e il numero delle views che ha totalizzato in tutto il mondo rivaleggia con quelle prodotte dalle influencer più celebrate. E questo senza voler minimamente sostenere alcuna idea di vicinanza tra chi si smutanda su Instagram e la deliziosa monarca in abito azzurro pastello (o giallino, o pistacchio…).
Una figura di cui si sente sempre più la mancanza. Lo stampo di personaggi del genere non produce in serie, sperando che non si sia perso per sempre.
Antonio Pintér
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