Con la sua morte si è conclusa una vicenda orrenda, per i fatti perpetrati, la violenza usata e la totale assenza di giustizia. Ma se il destino di O.J. è ormai concluso, quello di un altro protagonista di quel terribile evento ve lo raccontiamo noi.
O.J. Simpson è morto. Il cancro ha posto la parola fine sull’esistenza di un uomo che ha fatto del suo meglio per cancellare ciò che di buono aveva costruito.
La vicenda criminale e giudiziaria che lo ha visto protagonista è stata assurda, patetica, ma dimostra con chiarezza quanto vale essere popolari, di successo e dotati di un cospicuo mucchio di denaro.
La vicenda O.J.
Quando furono scoperti i corpi massacrati della moglie di O.J. E del suo amico c’erano pochi dubbi su chi potesse essere il colpevole. La violenza usata faceva propendere per un colpevole non di passaggio, ma qualcuno che covava risentimento e rabbia per le vittime. Un colpevole che conosceva le bene.
Ma O.J. Non era uno qualsiasi, non era uno dei neri malcapitati che la solerte polizia degli Stati Uniti massacra di botte o crivella di colpi, sempre dopo avergli suggerito: “Get down on the ground, now, for your own safety!”
O.J. Era stato l’idolo dei tifosi dei Buffalo Bills, colui che nel ruolo di running back aveva coperto in una sola stagione oltre duemila yards. Lo chiamavano “The Juice”, per la sua capacità di scivolare tra gli avversari. La sua carriera agonistica si concluse a San Francisco nel 1979.
Ma la popolarità non lo abbandonò di certo. Nel suo curriculum ci sono anche trentasette film tra cui l’Inferno di cristallo, in cui divide la scena con Paul Newman e Steve McQueen tra gli altri.
Insomma, all’epoca dei fatti criminosi non era il solito ex giocatore di football imbolsito e avviato definitivamente all’ oblio. Non era solo il cinema a contenderselo, ma anche la pubblicità oltre ad essere un ricercato commentatore sportivo.
La vicenda giudiziaria ha dell’incredibile per volere usare un aggettivo non eccessivo. Assolto in sede penale, fu invece condannato in sede civile a risarcire le famiglie delle vittime con trentatré milioni e mezzo di dollari, cifra che non versò mai, se non in minima parte.
Una vicenda la sua che con la giustizia ha davvero pochi punti di contatto. Il processo si tenne in un clima di forte tensione razziale. I sondaggi fatti tra la comunità nera all’epoca davano Simpson innocente al 71%, percentuale che con gli anni si è ridotta al 40%. Anche la black community nel tempo si è stufata di quest’uomo, arrivando a considerarlo per quello che era, un criminale recidivo e violento.
L’altro protagonista (bianco) della vicenda
Oltre a Simpson che prova ad indossare in tribunale dei guanti troppo piccoli per lui (la prova regina?), c’è un’altra immagine che fa da copertina a tutta la storia, la fuga sul Ford Bronco seguita in diretta dall’elicottero della KCAL-TV. Una fuga per le freeways tra Los Angeles e Orange County durata circa 90 minuti.
Il Bronco bianco del 1993 non era di sua proprietà, ma del suo amico ed ex collega Al Cowlings che durante tutto l’inseguimento ne era anche alla guida. O.J. Si trovava sul sedile posteriore, armato e pronto a far fuoco. Simpson ne aveva uno uguale, ma lo aveva lasciato sul luogo del delitto, coperto di sangue e prove.
Quel modello costava dal concessionario qualcosa come 20250 dollari, montava un motore V8 con 185 cavalli a trazione integrale.
Il Bronco di O.J. Fu praticamente fatto a pezzi dalla polizia alla ricerca di prove, anche le più minuscole, mentre quello della fuga ha subito un destino diverso (migliore?).
Per quel veicolo, nell’immediatezza degli eventi furono offerti 75000 dollari da un’azienda di cui non si sa il nome, ma la stessa cifra fu sborsata dall’agente dell’ex giocatore, Mike Gilbert che ne è da allora proprietario.
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Nel 2012 è stato esposto all’esterno del Luxor Hotel a Las Vegas e nel 2017 offerto a Rick Harrison, quello della trasmissione tv Affari di famiglia per un milione e trecentomila dollari. La controfferta di Harrison non arrivava a neanche mezzo milione, cifra che Gilbert non ha neanche preso in considerazione.
A quanto pare il veicolo è tornato a riposare in garage. L’inseguimento questa volta sarà per la cifra giusta.
Antonietta Terraglia – copyright Boomerissimo.it®
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