Sandra Mondaini e il padre Giaci: tra modella bambina e maestro della satira, il ritratto di due talenti e di un enigma artistico che ha segnato la TV italiana
Tutti noi che abbiamo acceso la TV ad una certa età abbiamo imparato ad amare Sandra Mondaini. Non tutti conoscono però la figura paterna che ha contribuito alla personalità di un’artista assolutamente fuori dagli schemi. Suo padre, Giacinto “Giaci” Mondaini.
Tutti in qualche misura siamo i nostri genitori, qualcuno per contrasto, qualcuno per sviluppo naturale. Qualcuno, magari, distrutto dallo sforzo di essere quel clone che umanamente non è possibile, e che sarebbe comunque sconsigliabile essere.
Due sguardi stralunati
Lo sguardo stralunato e, diciamocelo, un po’ stralunante di Sandra nasce da un altro sguardo fuori dall’ordinario: Giacinto Mondaini, un creativo, una matita che faceva satira di commedia, a partire dalla tradizione europea. Un disegnatore importante, formatosi nell’ambiente del Bertoldo insieme a Giovannino Guareschi, Giaci rappresenta, come dicono i critici, il prototipo dell’artista completo del XX secolo: pittore, disegnatore, umorista, sceneggiatore e scrittore.
Un uomo “tetro”, dicono gli amici, come solo i grandi clown sanno essere. Un grafico e umorista che nei suoi personaggi, che potevano apparire angelici, ma angeli pieni di vizi e virtù umane, riproduceva un’infinita varietà di autoritratti. Personaggi bonari e insolenti che avevano molto in comune con il loro creatore.
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Umanizzare il fantastico, fantasticare l’umano, dice chi si ne intende. Per me, che pur essendo cresciuto vicino a un illustratore non meno importante, non sono così colto, i personaggi di Giaci ricordano la commedia, il cabaret, forse l’avanspettacolo. Ci vedo le figurine cattive di George Grosz, ma in una versione meno politica, più vicina allo storyboard di un film di Totò, o di Alberto Sordi, dove personaggi a volte lontanissimi dalla nostra vita quotidiani, una volta trasformati in caricatura, parlano dei nostri piccoli e grandi vizi, e delle nostre rare virtù.
Non c’è bisogno di un grande salto nei cieli della critica per capire come tutto questo abbia formato il bagaglio espressivo di un’artista sicuramente diversa, in un campo diverso, ma con la stessa propensione a mostrare l’assurdo quotidiano nelle sue caricature televisive e teatrali: Sandra Mondaini.
Il Primo Sguardo: Sandra Modella a Sei Mesi
Sandra comincia, diciamo così a interpretare, alla verda età di sei mesi, proprio per suo padre, che ne fa la modella di una sua campagna pubblicitaria contro la tubercolosi. A due anni, Giaci usa la figlia come modella per francobolli e manifesti. La ragazza è ancora troppo giovane per cominciare ad assorbire vibrazioni artistiche ma forse qualcuna comincia a trasmetterne al padre. A volte i bebè sono capaci di questo.
Sandrà è il primo personaggio “in carne e ossa” creato da Giaci, e c’è molto di Giaci che comincia a prendere forma in lei. Le opere satiriche di papà (ben lo so io, che ho visto con stupore all’opera il mio) cominciano a formare un linguaggio che Sandra farà suo con le sue caricature e la sua personalissima arte dell’assurdo. Il padre incarna l’ideale dell’artista bohémien: sei mesi ricco, sei mesi povero. Mette le sue creazioni davanti alla sicurezza economica e alla stabilità. Sandra, forse, ne trae quella capacità di reinventarsi costantemente e di inventare e reinventare linguaggi di comunicazione con la naturalezza di chi, nel circo delle idee e delle espressioni, ci è nato e ha mosso i primi passi. Teatro, radio, televisione,: un caleidoscopio che gira come i personaggi del padre.
Un padre non ideale
Sandra è libera di dedicarsi alla sua carriera d’artista; il padre non si oppone a quello che negli anni ‘30 e ‘40 era ancora visto come una scelta scandalosa. cresce durante la guerra nella piccola comune delle Case d’artista della Comacina, tra artisti di Brera sfuggiti ai bombardamenti di Milano. Ma immediatamente dopo il conflitto l’incanto si rompe bruscamente quando il padre abbandona la famiglia e lascia Sandra da sola con sua madre.
Come succede ai caratteri forti, i problemi e i traumi scatenano energie insospettate: Sandra deve diventare autonoma e lo diventa. Fa la modella per Mani di Fata poi per il noto fotografo Elio Luxardo che fonderà una scuola di fotografi milanesi da cui molti anni dopo nascerà anche Oliviero Toscani. E infine posa per Borsalino. È l’inizio di una carriera che finirà per decollare in televisione, e nel sodalizio pluridecennale con Raimondo Non era il padre dell’anno Giaci e non era neanche una persona facile. Di lui esistono poche descrizioni e scarne biografie. Era una persona che, come raccontava Raffaele Carrieri nel 1942: “Un cattivo umore perpetuo caparbio e incomunicabile lo fascia come un muro di cinta. Dentro c’è lui seduto su uno scoglio”. Di lui non esistono foto reperibili. Era un uomo che si esponeva con le opere. Sandra, anzi Alessandrina, seppur con le riserve per un padre fuggitivo, è stata giustamente orgogliosa, non tanto della figura genitoriale, quanto dell’artista. Sandra frequentò la scuola fino alle elementari, che per sua stessa ammissione furono difficili. «Entravo in classe e non capivo niente. Arabo. Avevo la testa vuota, imbambolata». Fu il padre che la indirizzò verso lo spettacolo e qui, trovò un maestro, forse un padre, in Macario.
A poco più di vent’anni partecipò ad un embrione di quiz televisivo. Correva l’anno 1954 ed a condurlo c’era un giovane italoamericano, tale Mike Bongiorno. Il titolo del quiz era Fortunatissimo. E qui mi viene in mente una scena che ha la consistenza del sogno, da prendere con il beneficio del dubbio. Scavando nelle segrete dei miei ricordi di bambina, mi sembra di ricordare che in un antico quiz televisivo di epoca RAI, rigorosamente in bianco e nero, il re della uno, la due o la treee, il sempiterno Mike, abbia avuto come ospiti Sandra ed il padre Giaci.
Nella nebbia della memoria, vedo il sacerdote del quiz introdurre con parole entusiastiche l’artista. Era un uomo non molto alto, ma decisamente corpulento. Nello studio campeggiavano dei grandi fogli bianchi su cui Giaci disegnava con il tratto sicuro di chi ha il dono e non ha bisogno di schemi. O forse erano presenti già alcune sue opere. Forse è la distorsione del tempo che mi induce a pensare che Sandra guardasse il padre con ammirazione, forse con la stesso sentimento che provava il buon Pintér quando spiava da bambino suo padre nello studio alle prese con matite e pennelli. È successo? Non è successo? Per me è successo di sicuro, perché è entrato nella valigia di ricordi che ho portato sempre con me. Se è successo anche per voi e ve lo ricordate, e magari sapete anche in che recesso del web ritrovarlo, segnalate il link a Boomerissimo e aggiungeremo la clip all’articolo…
Antonio Pintér e Antonietta Terraglia – copyright Boomerissimo.it®
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