E’ stato probabilmente l’uomo più massiccio e virile del mondo. Ma aveva un grosso problema coi capelli. Lo nascondeva ma non lo negava: vi presentiamo il suo parrucchino.
John Wayne era uso ad affrontare le questioni di petto, senza troppe cerimonie. Il suo codice è stato persino raccolto in un libro, che riguardandosi tutti i film del grande mito della Frontiera, hanno fornito una guida di comportamento per tutte le vicende della vita. Si può acquistare anche su Amazon, e se doveste farlo ci darete anche un piccolo ma graditissimo aiuto: basta cliccare qui.
Ma senza stare ad approfondire così tanto la materia, un autorevole riassunto è stato fatto dalla fondatrice di Boomerissimo, Antonietta Terraglia in questo articolo: “Sei buono? Vivi. Sei malvagio? Ti sparo”.
Anche John Wayne aveva le sue debolezze
Eppure anche un uomo tutto d’un pezzo come lui, aveva le sue debolezze. Una, del tutto insospettabile per un uomo che torreggiava al naturale oltre i 190 centimetri d’altezza, era quello di regalarsi, almeno in qualche occasione, qualche ulteriore centimetro, usando gli stessi trucchetti utilizzati da individui sicuramente meno imponenti di lui (e qui non occorre fare nomi, perché li conosciamo tutti). Ne abbiamo scritto qui.
Già questo era un segreto poco noto (e che viene tuttora vivacemente discusso dai seguaci più accaniti). Ancora meno noto, ma ahimé inconfutabile, era il problema che John Wayne con una capigliatura alquanto rada, che l’icona hollywodiana aveva deciso di camuffare con una serie di parrucchini, alcuni dei quali piuttosto improponibili, almeno per chi conosceva la realtà. John Wayne non lo negava, come del resto un’altra grande figura dello spettacolo che non poteva permettersi un’immagine meno che perfetta. Frank Sinatra.
Erano ancora tempi in cui la calvizie non era stata sdoganata e resa “maschia” come avrebbero fatto Yul Brinner (che peraltro calvo non era) e Telly Savalas. Una star hollywodiana riteneva di dovere al suo pubblico un’apparenza all’altezza della sua icona, capelli (finti) compresi.
Alle origini della calvizie
Tutto cominciò già negli anni ‘40, quando Marion Morrison, aka “The Duke” cominciò a trovare un po’ troppi capelli nella doccia e ad assistere sgomento al ritiro sempre più rapido della fronte. Benché molti dei suoi ruoli più titanici fossero ancora da venire, Wayne aveva al suo attivo una ventina d’anni di schermo cinematografico. La sua figura non si era ancora cristallizzata in quella dell’eroe del west, tutto colt, ghigno e cavallo. Ma la calvizie incipiente era già una caratteristica inaccettabile per il suo personaggio, e forse dei suoi fan.
Per molti anni gli ammiratori di John Wayne rimasero all’oscuro che, sotto il cappello da cowboy, e sotto i capelli scompigliati del vento, ci fosse una testa in realtà ben poco tricotica. E ben poco sapevano del fatto che Wayne indossava in realtà “uno scalpo” non troppo dissimile da quello che i suoi avversari apache cercavano costantamente di strappargli. L’avessero fatto, ne sarebbero rimasti alquanto delusi perché quei capelli, benché senz’altro veri, non erano nati sulla sua testa…
Inconvenienti da parrucca
Il rude protagonista riuscì quasi sempre a dominare con destrezza la volontà indipendente di quei capelli incollati. Solo in rare occasioni il loro desiderio di libertà ebbe la meglio, causando il loro decollo durante la ripresa di qualche scena movimentata.
Erano momenti in cui chiunque sul set diventava improvvisamente ipovedente, o dave mostra di essere fortemente impegnato in qualche impresa che esigeva tutta la sua concentrazione, mentre l’eroe, recuperato il suo parrucchino, poteva calzarselo di nuovo in testa, procedendo nella scena come nulla fosse successo. John Wayne oblige…
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C’era la personalità, e non solo la Colt, a imporre rispetto e distanza da un personaggio così.
La paura del ridicolo
Ma nonostante il rispetto e l’autorità da re da cui era circondato, in realtà Wayne temeva molto di finire prima o poi nel mirino di qualche battuta feroce. John Wayne non era messo bene con i capelli, non poteva apparire radocrinito al suo pubblico. Tantomeno poteva permettersi di essere oggetto di scherno. Col senno di poi, forse avrebbe fatto meglio ad ammettere apertamente l’uso di questo “accessorio di scena” per battere sul tempo le malelingue. Non lo fece quasi mai.
In rarissime occasioni la sua calvizie può essere notata persino sullo schermo, in qualche scena che sembrò troppo rapida per essere tagliata. Una piuttosto famosa si trova ne “L’uomo tranquillo” del 1952. Un pugno gli fa volare il cappello e per pochi fotogrammi si può vedere il protagonista privato del parrucchino, rimasto nel copricapo. Spigolature da cinefili, che pochi hanno visto e che la star si è sempre rifiutato di commentare.
L’eccezione fu, a nostra conoscenza, una sola, quando un reporter petulante ruppe il muro del silenzio che circondava l’attore, e gli chiese in modo diretto e brusco dei suoi capelli finti. La risposta fu all’altezza della leggenda di John Wayne
Fu una delle rarissime occasioni in cui John Wayne avrebbe mai parlato della sua lotta e del suo piccolo segreto. Che peraltro condivideva, oltre che con il già citato Frank Sinatra, con altre leggende come Errol Flynn e Humprey Bogart.
Il parrucchino ritrovato
Dopo una vita passata a difendere la sua immagine di uomo integro e crinito, John Wayne ci lasciò nel 1979, al termine di una lunghissima battaglia con il cancro.
Fu durante quelle aste che distribuiscono ai fan gli oggetti personali dei loro eroi che alcuni dei toupé di John Wayne sono stati ritrovati, fotografati e ovviamente venduti. E a prezzi tutto sommato modesti, ben sotto la media di quelli dei suoi cappelli.
Nel 2007, un parrucchino castano, leggermente brizzolato, che l’attore aveva indossato nel 1967 nel film El Dorado incassò solo 1244 dollari. Nel 2013, un’elaborata protesi accompagnata da scatola e documenti e qualche accessorio arrivò a poco più di 6000 dollari.
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Nulla di straordinario. Evidentemente, anche per i cultori di questa autentica leggenda del cinema, il “vero” John Wayne non aveva nessuna parrucca e gli accessori che testimoniano il contrario sono solo sgradite intrusioni della realtà nel mito. Una realtà che non sempre è la cosa più importante.
Antonio Pintér