Anche i più amati personaggi non sono esenti da critiche, ma qui si è sfiorato il dramma
In genere gli articoli sui personaggi cominciano con una breve biografia, un elenco per sommi capi di quello che la persona in questione è o è stata.
Nel caso di Raffaella Carrà possiamo saltare a piè pari questo step, è del tutto superfluo ricordare chi sia stata. Inoltre, si correrebbe il serio rischio, elencando le cose che ha fatto, perché di fatto è stata e continua ad essere la numero uno, di arrivare al termine del pezzo senza avere più spazio per raccontare.
Numero uno
Qualsiasi cosa vi venga in mente, Raffaella l’ha fatta. Al di là dei meriti artistici, quello che la rende diversa dagli altri artisti, è che non è stata un personaggio divisivo. Piaceva alle donne che non la percepivano come rivale, piaceva agli uomini perché… beh, tuca tuca docet.
Era dedita al culto del lavoro, del migliorare sé stessa, ineccepibile dal punto di vista professionale. Impossibile pensare a Raffa a far volare gli stracci, a cercare di far parlare di sé in un qualsiasi salotto televisivo. Un rigore prussiano, non solo nel lavoro, ma anche nella vita privata. Avulsa dai pettegolezzi, non li cercava, non li fomentava e se anche ci sarebbe stata materia per “inzuppare il pane”, la più amata dagli italiani, quando si spegnevano le telecamere si ritirava nel suo mondo privato, lontano dai fasti fatui dei luoghi alla moda, delle feste popolate da garrula fauna e degli scatti finto rubati.
Una sola volta intentò una causa legale contro un settimanale scandalistico, che l’accusò dalle sue pagine di essersi dimenticata della madre nei suoi ultimi giorni di vita.
E’ stata criticata per lo stile dei suoi costumi, in particolare per quelli creati da Luca Sabatelli, da poco scomparso, che sembravano eccessivi, sopra le righe. Era uno stile voluto, come ha dichiarato tempo fa lo stesso costumista, Raffa voleva e doveva essere fuori dal tempo e dalle mode. Un po’ come la Regina Elisabetta. Il suo stile a tinte pastello la rendeva immediatamente riconoscibile al primo colpo d’occhio. E regine, in campi diversi, lo sono state entrambe. In parte hanno condiviso lo stesso diktat “never complain never explain”.
Una donna libera
Era una donna libera Raffa, di come lo sono quelle donne consapevoli dei propri talenti e che lavorano per migliorarsi. Nulla dura per sempre. Bisogna evolvere, cambiare e questo la Carrà lo ha sempre fatto.
E’ stata una diva, a modo suo, amata ed osannata non solo in Italia, ma anche all’estero, in Sudamerica e in Spagna. Ma anche i più amati non sono immuni da critiche, da azioni riprovevoli ed assolutamente assurde.
Quello che vi stiamo per raccontare è successo proprio in Spagna, paese che forse amava la Carrà più dell’Italia.
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Nel 1977 Raffaella decide di ampliare i suoi orizzonti professionali e si dedica alla “conquista” della Spagna forte del suo nuovo album “Fiesta” trainato dal brano omonimo, cantato, ovviamente in spagnolo.
La promozione dell’album prevede, come d’obbligo, che si esibisca dal vivo, cantando ed anche ballando. In alcuni casi è accompagnata nelle coreografie da ballerini. E fin qui nulla di strano.
La prima volta che il brano viene presentato, Raffa è coadiuvata da un gruppo di danzatori vestiti in abiti femminili. Ancora di là da venire la cultura inclusiva per la comunità LGBTQIA, un uomo, offeso da codesto spettacolo, si alza per lanciarle qualcosa deciso ad interrompere con violenza tale insopportabile oltraggio alle tradizioni ispaniche. L’irritabile spettatore viene fermato, mentre la Carrà conclude imperterrita la sua performance.
Un’altra persona avrebbe magari rinunciato al brano dopo l’esordio problematico, ma Raffaella ha continuato ad insistere ed a proporlo al pubblico. Di lì a poco sarebbe diventato un grande successo, anzi un vero e proprio “cavallo di battaglia” della showgirl. E allora Fiesta!
Antonietta Terraglia – copyright Boomerissimo.it
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