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Spielberg, un vero squalo sul set

Steven Spielberg e lo squalo vero: terrore sul set di Jaws

Avevano deciso di girare lo squalo con un pupazzo elettromeccanico. Steven Spielberg volle anche quello vero e il risultato fu tragico.

Lo Squalo, il grande film di suspence del 1975, è il film che ha rischiato di mangiarsi Steven Spielberg. Un giovane regista di belle speranze, o forse l’unico pazzo che l’industria del cinema di Hollywood avesse a disposizione per cercare di girare una pellicola del tutto folle, fin dalle sue premesse. 

Spielberg, un vero squalo sul set
Steven Spielberg, l’incontro con lo squalo vero fu drammatico – boomerissimo.it

Le difficoltà di realizzazione sono state immense, perché la produzione che lo aveva voluto aveva deciso di cambiare il cinema hollywoodiano, e di realizzare un film che non fosse girato nel confort della piscina di un teatro, ma rappresentasse la verità, il mare vero. Un film che trascinasse gli spettatori in un incubo totalmente reale, e non in un gioco teatrale.

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Spielberg accolse la sfida, e ci mise abbondantemente del suo, con il suo entusiasmo giovanile, per fare del film un percorso ad ostacoli pericolosissimo, non solo per chi lo girava, per la produzione che lo pagava (e rischiò di non vedere mai concluso il film). Ma anche per la sua stessa carriera, che rischiò di morire molto prima di nascere. Un problema che i produttori che lo avevano convocato avevano messo tranquillamente in conto. Il futuro di Spielberg non li preoccupava quanto il rischio dei loro bilanci. Perdere Spielberg per il disastro di quel film, però, sarebbe stato un problema per noi, che il resto della sua carriera lo abbiamo apprezzato e goduto, come un riassunto a puntate di quasi tutti i generi della storia del cinema, rinfrescati, rivisti, resi di nuovo vitali. 

La folle idea del grande squalo bianco

Spielberg era un giovane regista disposto a scommettere tutto sulla sua impresa, e spesso la complicò con idee che rischiarono di fare deragliare il film. Eppure i suoi produttori, categoria di solito ragionevole e concreta, per certi versi non furono da meno, almeno prima di rendersi conto che tutta l’impresa stava rischiando il disastro definitivo.

Steven Spielberg e lo squalo vero: terrore sul set
Jaws, la locandina (1975) -Instagram @official_jaws – Boomerissimo.it

L’idea originale con cui era stato allestito il film era realmente da manicomio: usare un vero Grande Squalo Bianco per le riprese. Bestiola notoriamente mansueta, che chissà perché nessuno fino a quel momento aveva mai pensato di convocare per il ruolo di primo attore. 

Per quanto incosciente fosse, persino Spielberg trovo l’idea un filo incauta e, prima di gettarsi in acqua a dare istruzioni a quell’animaletto acquatico, pretese un consulto approfondito con studiosi della materia, che gli squali li avevano studiati sul campo. Il responso fu unanime: idea da scartare immediatamente per due ragioni ugualmente valide: la prima è che gli squali non sono addestrabili, o quantomeno nessuno è mai riuscito prima d’ora a dargli alcun tipo di educazione. Un grande squalo bianco fa quello che vuole lui. Aspetto ancor più preoccupante, mangia chi vuole lui, quando e come vuole lui. 

Bruce in piena azione – Boomerissimo.it

Semmai l’idea di avere qualche reale sbranamento ripreso su pellicola avesse accarezzato per qualche istante la mente contabile dei produttori, interveniva la seconda ragione: a causa della loro evoluzione gli squali devono nuotare veloci in grandi spazi. È assolutamente impossibile costringerli in spazi ridotti e tantomeno in vasche, pena l’emergere di istinti suicidi. Lo squalo si scaraventerà contro qualsiasi cosa limiti la sua libertà di azione, fino alla morte. Un protagonista morto non è mai un buon protagonista, devono aver pensato a Hollywood, cassandosi da soli la luminosa idea. 

A Spielberg sarebbe toccato girare con uno squalo meccanico. Impresa che si rivelò dannatamente problematica, con lo squalo che affondava e non reggeva l’acqua salata. Ma quantomeno Bruce, lo squalo d’acqua dolce realizzato da Bob Mattey, per quanto svogliato e capriccioso, laborioso, malfunzionte e costoso, non rischiava di divorare nessuno. E questo era senz’altro un punto a suo favore. 

Spielberg non rinuncia allo squalo

Tutto avrebbe potuto procedere tra normali difficoltà insormontabili, se Steven Spielberg, non avesse deciso di darsi la zappa sui piedi da solo, insistendo per avere comunque uno squalo vero nel suo film. Magari non come protagonista, ma almeno per alcune scene speciali, che dovevano dare quel tocco di verità che la sua storia cercava ossessivamente, senza rinunciare a nessun intoppo possibile. 

Jaws: il ritratto della paura – Boomerissimo.it

Fu così che lo squalo uscito dalla porta rientrò dalla finestra. Durante le prime indagini sulla questione dell’assunzione di Mr. Squalo, Spielberg si era entusiasmato all’idea che Ron e Valerie Taylor, una coppia di australiani autori di documentari, fosse in grado di realizzare spettacolari riprese con i temuti predoni del mare, anche se nelle loro acque, che ritenevano di conoscere meglio. Da quelle parti erano riusciti a sopravvivere diverse volte agli attacchi degli squali, e c’era concreta speranza che la cosa potesse succedere di nuovo. I Taylor furono assunti per arricchire “Jaws” (il titolo originale del film) di qualche sequenza spaventosamente realistica. Tra l’altro i capricci di Bruce, lo squalo di gomma che si scioglieva in mare, cominciarono a essere così disperanti da far temere che non sarebbe mai stato possibile mostrarlo sullo schermo. 

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La parola passò ai Taylor che allestirono una seconda unità nelle pericolose acque di fronte alla grande barriera corallina. 

Gli squali non si addestrano (parte seconda)

Purtroppo per Spielberg, gli squali veri cominciarono a creare non meno problemi di Bruce. 

Riprese dello squalo bianco nelle acque australiane – Boomerissimo.it

I Taylor, in un sussulto di prudenza cominciarono a fare marcia indietro. Posero un limite di dimensione agli squali che avrebbero girato dal vivo in acque australiane: circa cinque metri. Siccome Bruce era un bestione elettromeccanico di otto metri, qualsiasi scena che rappresentasse uomo e squalo insieme sarebbe stata da buttare: troppo evidente la sproporzione tra le due creature. Nessuno, nemmeno grazie ai trucchi e agli inganni del cinema li avrebbe mai presi per la stessa bestia. 

Bruce in tutta la sua magnificienza – Boomerissimo.it

Qui Spielberg ebbe però una di quelle idee che spiegano i suoi numerosi Oscar: fare una gabbia in miniatura e utilizzare per le scene uomo/squalo una controfigura “diversamente alta” (non sono sicuro che il termine di uso comune sia ancora politicamente corretto e vorrei evitare censure digitali:  a voi tradurlo nella vostra testa pensando ai sette amici di Biancaneve).

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Tutto bene? Nemmeno per idea.  Al momento delle riprese, che dovevano rappresentare lo squalo attaccare la gabbia contenente la controfigura in miniatura, lo squalo si ricordò delle ricerche e degli studi che avevano sconsigliato di usare un vero animale nelle riprese. Invece che interpretare la sua parte come Spielberg l’aveva scritta e disegnata in storyboard, la belva marina pensò bene di intrappolarsi nelle funi che trattenevano la gabbia. 

Lo squalo si lega nelle funi – Boomerissimo.it

Invece delle immagini attentamente decise e pianificate, che dovevano inserirsi nella storia che si stava faticosamente realizzando, gli australiani mostrarono a uno Spielberg alquanto perplesso le splendide riprese di uno squalo che si autocatturava e si stringeva nelle corde, vicino a una gabbia di squali. 

Un regista diverso avrebbe probabilmente preso i naturalisti a calci nel sedere. Spielberg invece è Spielberg anche perché ha sempre usato le difficoltà più tragiche come carburante per nuove idee. 

Bruce, lo squalo meccanico che si rifiutò di collaborare, ha dato origine a un film terrorizzante in cui lo squalo non si vede quasi mai. Lo si immagina, si legge negli occhi delle vittime attraverso il terrore, mentre la macchina da presa interpreta la parte della belva all’attacco. 

Spielberg e gli squali veri
A volte l’horror diventa vero… – Boomerissimo.it

Più modestamente, i baby squali australiani portarono Spielberg a riscrivere la scena della gabbia, che oggi sullo schermo racconta la paura creata da uno squalo intrappolato che trascina il manufatto, facendolo a pezzi inesorabilmente.

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Un risultato degno della capricciosa indipendenza degli squali. E anche della creatività di Steven Spielberg, un regista che ha sempre creduto che l’intelligenza possa battere qualsiasi difficoltà. Compreso il difficile carattere del Grande Squalo Bianco.

Antonio Pintér

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Comments (

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    […] Spielberg è diventato Steven Spielberg passando di fallimento in fallimento, e proprio grazie ai suoi fallimenti si trovò almeno un paio di volte a essere la persona giusta al […]

  2. Lo Squalo, il mostro che stava per sbranare Steven Spielberg – Boomerissimo

    […] le idee della Universal fossero radicali, Spielberg riuscì quantomeno a convincere la produzione che addestrare un grande squalo bianco non era solo un’impresa rivoluzionaria, ma anche imposs… Si decise di ripiegare su un mostro meccanico di gomma e motori elettrici che avrebbe dovuto essere […]

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