Filippo di Edimburgo non aveva stile. Lui era lo stile. Anche quando diceva e faceva cose che nessun altro avrebbe mai potuto permettersi.
Uomini straordinari vivono vite straordinarie. E certo è facile pensare che Filippo, duca di Edimburgo, marito della regina più longeva della storia inglese (giusto perché non conosciamo così bene tutte le case regnanti del mondo), sia stato facilitato nella sua straordinarietà da una nascita che non si può certo definire comune.
Ma Filippo è qualcosa di molto più interessante di un rampollo diventato principe per meriti dinastici.
Filippo, un Principe che sapeva essere Principe
Nato principe di Grecia dalla casata non precisamente grecofona degli Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg, all’atto del matrimonio con Elisabetta rinunciò ai suoi titoli greci, passo con nonchalance dal cristianesimo ortodosso a quello anglicano e, solo dopo il matrimonio, fu creato Principe d’Inghilterra dalla moglie che non casualmente di quel regno era regina.
Così funziona tra le teste coronate. Ed è un ruolo tutt’altro che facile, in cui il successo non è niente affatto scontato, come dovremmo ben sapere in Italia, paese nel quale i regnanti, sia in carica che detronizzati sono riusciti a mostrare quanto sia difficile essere all’altezza (scelta di parole non casuale) di un ruolo del genere.
E anche a voler ignorare la storia recente, guai a ricordare anche la cronaca. Su cose come l’Isola di Cavallo o i principi testimonial di sottaceti e sigarette elettroniche è certamente meglio tacere, e stendere un pietoso velo. Anzi una bella coperta spessa e lanosa.
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Di ben diversa pasta era fatto Filippo, decorato da giovanissimo come eroe di guerra, animatore di innumerevoli imprese benefiche, impastato di quell’humour e di quella leggera vena di follia senza i quali un principe inglese sarebbe come una tazza di tè senza scones.
Molto politico, poco corretto
A dire il vero nessuno saprà mai se il bizzarro umorismo di Filippo, o per meglio dire le devastanti gaffes che hanno costellato la sua carriera di principe consorte siano state sapientemente architettate per offrire una immagine della monarchia che sapeva unire prestigio irraggiungibile (chi altro avrebbe potuto dire cose del genere senza essere scotennato vivo?) ad una certa umana fall bilità, che rendeva l’istituzione simpatica, mai noiosa.
Voluto o no, questo comunque è stato l’effetto. Effetto politico non da poco ma anche effetto di importanza non secondaria per il Principe. Il suo carattere notoriamente bizzarro gli ha consentito di fare e dire esattamente quello che voleva e pensava per tutta la reale vita, senza che nessuno gli rompesse le scatole. Era Filippo, e tanto bastava. E tanto peggio per l’arte moderna, la political correctness e altre diavolerie del mondo moderno.
“Just take the fucking picture”
Quando al 75esimo anniversario della Battaglia d’Inghilterra, alla quale peraltro aveva personalmente partecipato, Filippo si trovò compresso in sedie scomode, aspettando l’ispirazione di un fotografo eccessivamente minuzioso e attendista, il Principe mostrò ancora una volta il suo carattere spiccio, e la sua scarsa propensione diplomatica, apostrofando il fotografo in un modo che è rimasto celebre. Censurato dai media il vocale, resta pienamente leggibile il labiale.
Molti lo definirebbero poco principesco. La clip fece molto chiasso e fu aspramente discussa, ancora una volta, come una imperdonabile caduta di stile. Ma era una frase di Filippo, il Principe che un giorno del 1994 si era sporto dalle murate del Britannia per gridare alla regina, ancora impelagata sul molo con i suoi ospiti di stato “Blah… blah… blah…vediamo di darci una mossa”.
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Non potevano esserci cadute di stile per Filippo, semplicemente perché lo stile era lui.
Antonio Pintér
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