Il fascino di Yul Brynner era (anche) in ciò che non aveva, i capelli. Ma se avessimo potuto guardare più in profondità, avremmo trovato altre notevoli qualità.
Yul Brynner è un mistero, anzi no. E’ stato il primo divo fuori dai canoni di bellezza maschile della Golden Age di Hollywood.
La scelta radicale di mantenere un taglio di capelli definitivo lo ha reso riconoscibile, tutti alla fine imparavano il suo nome, quell’attore, così affascinante, senza capelli.
Altri tempi
Abbiamo già avuto modo di raccontare come la cara vecchia Hollywood era un po’ tradizionalista sull’idea di bellezza. Gli uomini dovevano essere esteticamente machi e poco importavano le loro reali preferenze (leggi Rock Hudson ad esempio) e dotati di bulbi piliferi in gran quantità o di adeguate contromisure (vedi i parrucchini di John Wayne e Humphrey Bogart).
E le leggiadre fanciulle dovevano avere o l’aspetto di eterne fidanzatine (in questa eventualità castane o biondo angelico), ragazze intonse e prive di vizi (peccato che gli studios dell’epoca erano rifugio di produttori che avrebbero fatto vergognare Weinstein e Epstein insieme, che hanno coniato la fatidica frase da divano “piccola, farò di te una stella”), o eterne seduttrici, superdotate, occhio languido, spacco tattico e battuta allusiva.
Quindi sono ben da apprezzare attori come Yul Brynner che si ritagliarono una nicchia personale contravvenendo a regole non scritte, le persona ribelli (quelle vere) hanno sempre quel quid in più. Brynner era un grande attore, ottimo ballerino e cantante, come abbiamo scoperto anche talentuoso fotografo. Ma, ma, ma è stato anche modello per altri fotografi.
George Platt Lynes
A molti questo nome non dirà gran che, ma George Platt Lynes è stato un fotografo di valore che ha operato tra gli anni Trenta e Cinquanta, prima che nel 1955 un cancro ai polmoni ne interrompesse vita e carriera. I suoi genitori lo mandarono a Parigi prima dell’università, perché vedesse un po’ di mondo. Quel viaggio gli cambiò la vita. Nella Ville Lumiere i suoi amici erano tra gli altri Gertrude Stein e Jean Cocteau.
Tornato negli Stati Uniti in breve piantò l’università per dedicarsi alla fotografia. Negli anni Trenta già lavorava per Harper’s Bazaar, Town & Country, e Vogue. Fece anche un reportage per l’appena nato American Ballet di George Balanchine, ritraendo i ballerini più importanti.
E questo era il suo lato “ufficiale”. Quello che amava di più fotografare, però, erano i corpi, meglio se nudi e in pose omoerotiche. Va da sè che queste fotografie finivano nella sua collezione privata. Il mondo, la società non erano pronti per accettare l’arte di ritrarre un corpo nudo, tantomeno maschile. Nessuna di queste fotografie venne mai fatta con intento commerciale.
Quando sentì approssimarsi la fine, Platt Lynes distrusse gran parte della sua collezione di nudi maschili, forse per evitare un eventuale scandalo dopo la sua morte. Per fortuna, la collezione in parte era già stata trasferita al Kinsey Institute for Research in Sex, Gender, and Reproduction. Una scelta singolare.
E Brynner? Platt Lynes non poteva certo chiedere a chicchessia di posare nudo per lui, quindi i suoi modelli erano perlopiù amici, amici di amici ed amanti. Nella cateogoria degli amici era inserito anche Yul Brynner. I due si erano conosciuti a New York negli anni Trenta. Brynner era un giovane attore che, per racimolare qualche dollaro posava come modello per fotografi ed accademie d’arte.
Yul, che del suo corpo poteva andare più che fiero, compare in tutto (ma proprio tutto) il suo splendore nella fotografia che vi proponiamo. L’unica cosa presente a coprirlo sono, ironia del destino, proprio i capelli.
Antonietta Terraglia – copyright Boomerissimo.it®
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